Bimestrale Vivere In 2-3/2022

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Dal nostro Editoriale:

Parlare senza comunicare

Non nascondiamo il disagio per certe forme di comunicazione, particolarmente attuali nella società, che ci appaiono in eccesso.

L’attuale mondo social conosce una crescente banalizzazione dell’autentica parola. La società stessa, il nostro comune vivere, da società di relazione rischia di diventare una specie di società del chiacchiericcio, nella quale la sovrabbondanza verbale virtuale cela un pericoloso vuoto di relazioni interpersonali ed i vari messaggi rischiano di eclissare i più autentici contatti tra i soggetti.

Tempo fa un attento studioso dell’alterità, Emmanuel Lévinas, ammoniva dicendo che il rito del prendere il caffè andava sostituendo il ruolo dell’agorà, dello spazio aperto dell’incontro con l’altro, duraturo e non occasionale. Quasi che profondità e valore dell’incontro si potessero sostituire con un “non luogo”, sminuendo anche l’impegno, la preparazione e la cura che l’incontro stesso richiedono.

Eppure il verbo stesso “comunicare” significa “rendere comune”,
derivando dal latino munus, che significa “dono”, così richiamando la più
profonda relazione tra la nostra interiorità e quella degli altri, nella
certezza che comunicazione sia sinonimo di cura per e con l’altro.

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